Seguendo il percorso indicato dall’ insegna “MASSERIA GARGIUFFÈ” t’immetti in una strada interamente orlata ai bordi di alberi. L’ombra fitta diventa sempre più confortevole e amica. Avverti subito dentro sensazioni piacevoli. Improvvisamente la galleria di pini e abeti s’interrompe. Fermi la macchina e osservi. Che meraviglia!
Davanti ai tuoi occhi le bellezze primitive, aspre, selvagge, incontaminate. Il paesaggio è straordinariamente suggestivo. Ti vince e rimani senza fiato, abbagliato da tanta verginale bellezza. Alla tua sinistra costoni impervi e dirupi dove volteggiano e nidificano poiane e falchetti che planano indisturbati. Dei puledri giovanissimi scalpitando seguono splendide cavalle che pazienti si lasciano frugare nelle poppe ripiene di caldo latte. Alla tua destra colline verdeggianti di “disa” mossa come onde marine dal lieve vento. Al centro un paesaggio ampio che accompagna l’occhio giù, giù oltre l’ampia vallata ove pascolano indifferenti grasse mucche. L’orizzonte è lontano. Inizia la discesa. Ampi tornanti, zig-zagando, s’inerpicano a vincere le asperità primitive del luogo per concludersi in una radura che nasce d’improvviso come inaspettata. È la masseria Gargiuffè.
Pietre bianche, levigate dal vento, dal sole, dalla pioggia, sapientemente connesse e incastonate da bravi maestri muratori, hanno creato una dimora a misura d’uomo. Un senso infinito di serenità e di pace t’invade l’anima. Un silenzio dolcissimo t’avviluppa la mente, elevandoti lo spirito. La bontà e la genuinità del cibo ti rinfrancano il corpo mentre un vino rosso, trasparente nel bicchiere di vetro, t’inebria di dolcezze. A una cinquantina di metri a sud della masseria, tra rovi, cespugli, pruni selvatici e il giallo di una ginestra, zampilla cantilenando, una sorgente d’acqua pura e freschissima chiamata l’acqua del Paradiso. Credo che gli dei avrebbero scelto come loro dimora questo posto di straordinaria, intatta bellezza.